POLPETTE

POLPETTE

– Ti ricordi che sapore avevano quelle polpette al sugo che ci facevano a scuola? – mi domandò grattandosi la testa Pietro che da lì a cinque minuti sarebbe stato sbriciolato dal “Sedici” che stavamo aspettando.

– Certo che me lo ricordo – risposi io – sapevano di sugo e basta, la consistenza della carne sotto ai denti, l’odore che si sentiva non appena le bidelle tiravano su il coperchio, anche i suoni dei cucchiai sulla ceramica dei piatti ricordo bene. Ma perché ti è venuta in mente questa cosa? – aggiunsi mentre mi misi a frugare nella borsa in cerca delle sigarette.

– Così, è che sto andando a casa di mia madre, al telefono mi ha detto che per pranzo ha preparato proprio le polpette al sugo – mi rispose togliendosi la giacca –
Era ottobre e, in quella giornata, ricordo che il sole continuava a sbucare e scomparire da sopra le nuvole e, quando colpiva gli angoli delle strade, lo sentivi ancora molto caldo.

Alla fermata del tram c’era una signora anziana con le borse della spesa, un ragazzotto delle elementari accompagnato da una suora indiana e un cane senza guinzaglio di un trasandato teenager che se ne stava ancora sul marciapiede al dì là del controviale a litigare male con una ragazza vestita quasi come lui.

I due si gridavano in faccia la stessa frase da più di dieci minuti. Senza approfondire nessun concetto. Tipo che lei aveva chiuso con lui. E che lui, sembrava ci tenesse davvero tanto a farle sapere che la questione fosse proprio il contrario.

– Sono io che mi sono rotto di questa situazione, è chiaro? –
In ogni caso io pensai che, se le cose stavano a quel punto, non c’era poi tanto da gridare. Per di più con un cane lasciato libero tra le gambe della gente, il traffico e il rumore dell’ora di punta. Io non so perché la vita sia così brava a mettere tutte le cose al posto giusto, e nemmeno riesco a pensare alla verosimiglianza di questa storia, perché sia così tremendamente facile raccontarla.
Infatti appena mi accesi la sigaretta pensai che questo cane, lasciato libero, fosse il più intelligente di tutti: dei suoi due padroni, del bambino ancora troppo piccolo per ragionare nello specifico, della vecchina che per tutto quel tempo non aveva avuto l’accortezza di posare quelle due borse così pensati, della suora che sembrava fuori dal tempo, di quel piccione che si fermò sui binari davanti a noi per beccare chissà quale insetto, del mio amico che si tuffò verso il centro delle rotaie per cercare di afferrare il cane attratto da quell’uccello e soprattutto di me, che avrei dovuto smettere di fumare, se non altro per lo spreco di denaro.

MICROPALME
Traslochi / Racconto - Podcast